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SKYPE TRADUCE IN DIRETTA LE VOSTRE CHIAMATE

SKYPE TRADUCE IN DIRETTA LE VOSTRE CHIAMATE

Sarà sufficiente scaricare l’app per Windows 8.1 o Windows 10 e Skype Translator farà il resto. La piattaforma Microsoft che permette di tradurre in tempo reale durante una chat la voce in quattro idiomi (italiano, mandarino, inglese e spagnolo) e il testo di 50 lingue, esce dalla fase di preview ed è a disposizione di tutti gli utenti. [youtube]https://www.youtube.com/watch?v=mWTySUGXR2k[/youtube] Skype Translator apprende in automatico i diversi modi di parlare delle persone. Una volta ascoltata la frase, un sistema che Microsoft chiama “rete neurale” la analizza e la confronta con milioni di campioni audio precedentemente registrati, trasformandola in una sequenza di possibili parole in formato testuale. A questo punto il sistema rimuove eventuali ripetizioni, intercalare e balbuzie, compiendo la scelta migliore possibile tra le parole che hanno un suono simile. Il risultato è un testo che viene tradotto, anche con il confronto tra i vari modi di dire nelle differenti lingue e viene riprodotto vocalmente nell’altro idioma. Per evitare errori, comunque, accanto al testo tradotto Skype lascerà anche l’originale scritto nella chat. Il riconoscimento della lingua, spiega Microsoft, viene effettuato dal sistema mentre la persona dall’altra parte dello schermo sta ancora parlando. E potrà continuare a farlo mentre la traduzione è ancora in corso: si potrà infatti ascoltare la traduzione a tutto volume e la voce dell’interlocutore a un volume più basso, in modo da seguire la traduzione e avere una conversazione più fluida. C’è anche un’opzione Mute per attivare e disattivare rapidamente l’audio della traduzione, nel caso in cui si preferisca leggere soltanto la trascrizione. Clicca qui per la guida alla configurazione.  

LA CRESCITA DEGLI ACQUISTI ONLINE IN ITALIA

LA CRESCITA DEGLI ACQUISTI ONLINE IN ITALIA

Occupandoci anche di consulenza software, i nostri clienti ci chiedono spesso se conviene o no fare un eCommerce per la propria attività. La risposta la potete trovare in questo articolo. L’eCommerce in Italia è in crescita dal 2010: dopo aver ottenuto un incremento del 16% nel 2014, l’eCommerce ha registrato per il 2015 un’ulteriore crescita del 16% che porterà il mercato a superare i 15 miliardi di euro. È il dato stimato in occasione del Netcomm eCommerce Forum, che si svolge alla presenza di oltre 4.000 invitati, tra aziende, professionisti e giornalisti. Il Mobile Commerce si conferma tra i principali fenomeni dell’eCommerce in Italia: gli acquisti tramite Smartphone crescono del 78% nel 2014 e stanno registrando un’ulteriore crescita del 68% nel 2015, con un valore triplicato in due anni, da un totale di 610 milioni nel 2013 a 1,8 miliardi di euro nel 2015. Secondo le ultime stime di Ecommerce Foundation, in tutto il mondo le vendite complessive di beni e servizi online si attesteranno sui 2.100 miliardi di dollari a fine 2015 (erano 1.840 miliardi a fine 2014), ovvero il 5% sul totale complessivo delle vendite retail. Sono in media il 75% gli utenti che nel mondo accedono al web tramite dispositivi mobili. Se, poi, analizziamo la sola Europa le previsioni per il 2015 si stima a 470 miliardi di euro il fatturato complessivo di beni e servizi acquistati tramite eCommerce, con una preponderanza del 54% dei beni rispetto al 46% dei servizi. In Europa la popolazione di e-shopper supera i 230 milioni di individui e sono circa 2,5 milioni i posti di lavoro che direttamente o indirettamente l’eCommerce sta generando nel Vecchio Continente. Nel corso del 2014 i 3 Paesi europei in cima all’ideale classifica delle vendite online che catalizzano il 60% delle vendite online sono: Uk con 122 miliardi di euro, Germania con 70 miliardi, Francia con 56,8. I settori che più contribuiscono alla crescita sono Turismo (+14%), Informatica ed elettronica di consumo (+21%), Abbigliamento (+19%) ed Editoria (+31%). Rilevante anche l’apporto dei settori emergenti: Food&Grocery, Arredamento e Home living, Beauty (cosmetica e profumeria) e Giocattoli superano insieme quota 1 miliardo di €. Gli acquisti via Smartphone crescono del 64% e valgono il 10% dell’eCommerce nel 2015, il 21% se aggiungiamo quelli via Tablet Mobile Commerce ed evoluzione del consumatore online Gli acquirenti che effettuano almeno un acquisto online nell’arco di tre mesi rappresentano più del 36% della popolazione internet italiana, con 11,1 milioni di consumatori abituali (ossia che effettuano online almeno un acquisto al mese). Lo scontrino medio è di 89 euro, con una ripartizione quasi equivalente tra prodotti e servizi. Nell’esperienza d’acquisto del consumatore, i dispositivi Mobile giocano un ruolo sempre più rilevante: gli acquisti online tramite Smartphone aumentano del 64%, superano il valore di 1,7 miliardi di € valgono il 10% dell’eCommerce nel 2015, il 21% se aggiungiamo quelli via Tablet. “Il consumatore online si sta evolvendo in un acquirente multicanale e multidevice, che non concepisce la sua customer experience come un insieme strutturato di canali e strumenti ma è alla ricerca di un unicum nel quale trovare coerenza e continuità durante la sua interazione con l’azienda,” afferma Roberto Liscia, Presidente Netcomm. “Secondo i dati del Net Retail, 8,5 milioni di individui lo scorso anno hanno cercato informazioni online mentre osservavano un prodotto in un negozio (cosiddetto fenomeno dell’info-commerce). Al tempo stesso si osserva anche la dinamica opposta, il fenomeno dello showrooming: 13,6 milioni di consumatori cercano oggi in un negozio un prodotto già visto online nel mese precedente. Questi dati mostrano molto chiaramente come il consumatore utilizzi canali online e offline non in maniera alternativa o cannibalizzando l’uno con l’altro, ma semplicemente ricercando in ognuno di essi la soddisfazione del bisogno che in quel momento lo spinge ad interagirvi.” Marketing and Advertising Per quanto riguarda il budget speso in pubblicità per la promozione degli e-commerce, lo strumento più utilizzato pare essere il keyword advertising, che ricopre mediamente il 29% delle risorse disponibili. Un leggero decremento si è avuto sugli investimenti dei social media, che godono del 12% del budget contro il 15% del 2014. Malgrado ciò, Facebook pare essere comunque uno strumento molto importante per le aziende che vendono online, infatti il 68% delle aziende lo giudica utile ai fini di crescita del fatturato ed è secondo solo a YouTube. Conclusione La risposta alla domanda dei nostri clienti è ASSOLUTAMENTE SI, conviene ed è importantissimo avere un eCommerce per le piccole o grandi realtà. Sarebbe controproducente non approfittare dell’opportunità di essere online ed essere visibili al mercato mondiale. IMPORTANTE: non bisogna pensare che fare un eCommerce significa fare un sito e quindi affidarsi all’amico di turno, ma affidarsi a specialisti del settore può garantirti un’affidabilità del progetto a lungo termine. Per info circa la realizzazione di un eCommerce contattaci su info@dasir.it [slideshare id=47039814&doc=ecommerce-in-italia-2015-150415132332-conversion-gate01] Fonti: Casaleggio Associati https://www.casaleggio.it/e-commerce/ La Stampa http://www.lastampa.it

SMART CITY: UNA CITTÀ INTELLIGENTE E SOSTENIBILE

SMART CITY: UNA CITTÀ INTELLIGENTE E SOSTENIBILE

Una Smart City è una città intelligente che riesce a spendere meno e meglio senza abbassare la quantità e la qualità dei servizi forniti a cittadini e imprese, migliorando la disposizione dei servizi in città perché siano raggiungibili, usufruibili da remoto attraverso il proprio smartphone, con lo scopo di sprecare meno energia possibile. Una città si definisce “Smart”, intelligente, quando gli investimenti nel capitale umano, sociale, nell’innovazione tecnologica e nelle infrastrutture di comunicazione alimentano lo sviluppo sostenibile e la qualità della vita. Attualmente secondo l’Alexandra Institute il 62 % dei progetti di Smart City nel mondo sono focalizzati su trasporti, edifici e connettività. Il concetto di città intelligente riguarda la realizzazione di processi di vita quotidiana supportati da moderne tecnologie e gli ambiti di applicazione sono perciò i più vari: Sanità, Lavoro, Trasporti, Logistica, Informazione, Giustizia, Istruzione, Ambiente (inquinamento e rifiuti), Edilizia, Sicurezza (Safety&Security), Pubblica amministrazione, Energia (consumi e inquinamento), Emergenza, Commercio, Turismo, Beni culturali (opere d' arte e musei), ecc. Ad oggi, i progetti presentati sono diversi, considerando che in campo sono scesi i giganti del settore IT come Google, Apple, IBM, Microsoft. Ecco due esempi: Google Car: Droni che consegnano a destinazione buste e pacchi in piena autonomia (ogni oggetto potrà essere tracciato attraverso una semplice app): Su cosa è basata Per realizzare una Smart City occorre ricorrere al paradigma dell’Internet of Things, utilizzando una combinazione di tecnologie di cui : infrastruttura e applicazione. L'infrastruttura riguarda la componente fisica del sistema che a sua volta può,  sempre con estrema sintesi, essere composta da due elementi: i sensori e la rete di telecomunicazioni. I sensori sono gli elementi che raccolgono dati dall’ambiente con quale interagiscono e li rendono fruibili attraverso  la rete. Invece l'applicazione, che tipicamente rappresenta la parte software, è l'elemento che raccoglie i dati dai sensori, li elabora, produce dei dati in output in base ai quali si effettuano delle decisioni. Un esempio degli strati dell’infrastruttura di una Smart City:                La struttura logica di una Smart City si articola su quattro strati fondamentali: -L'infrastruttura di base come fattore abilitante per la costruzione di una città; -Una rete di sensori tecnologici interoperabili, nell'ottica dell'Internet of Things, per raccogliere i big data della città e per controllarne le infrastrutture da remoto; -Una delivery platform per l'elaborazione e la valorizzazione dei big data del territorio; -Una serie di applicazioni e servizi a valore aggiunto per la città. Quindi la rete di sensori è conosciuta come Wireless Sensor Network (WSN), costituita da un grande numero di nodi (anche centinaia o migliaia) posizionati in maniera sparsa nello spazio, o anche mobili, ed interconnessi tra loro. I sensori possono essere di ogni tipo. Una caratteristica fondamentale che possiede tale rete è quindi l'eterogeneità. Inoltre l'eterogeneità dei sensori dà a un sistema di controllo un quadro totale dell'ambiente, permettendo il monitoraggio e quindi l'automazione di un maggior numero di attività.

COS’È IL PAGERANK?

COS’È IL PAGERANK?

Il PageRank è un algoritmo di Link Analysis Ranking, basato sulla formula matematica: Questo algoritmo assegna “un peso numerico ad ogni elemento di un insieme di documenti ipertestuali, con lo scopo di misurare la sua importanza relativa all'interno della serie”. In altre parole, l’algoritmo di Google è la formula che analizza e determina la posizione di un sito web all’interno di una ricerca effettuata su Google stesso, o più semplicemente, un metodo per ordinare i risultati forniti dai motori di ricerca dal più rilevante al meno rilevante. E’ doveroso precisare che l’idea di un algoritmo di questo tipo è venuta ad un italiano: Massimo Marchiori, ideatore del motore di ricerca Hyper Search che basava i risultati non soltanto sui punteggi delle singole pagine, ma anche sulla relazione che lega la singola pagina col resto del web. Questo motore di ricerca, ha aperto la strada agli attuali motori di ricerca, in particolare a Google. Perché è nato il PageRank? Tra le milioni di pagine web presenti su Internet, la stragrande maggioranza delle persone che effettua delle ricerche sui motori di ricerca, non va al di là della prima pagina. Questo avvalora il fatto che qualsiasi gestore di un sito ambisce al posizionamento nella prima pagina di Google, da qui nasce la necessità di adottare dei criteri per determinare la rilevanza di una pagina web, che non siano manipolabili dal proprietario di quella pagina. Si parla di fattori SEO off page, cioè fattori esterni alla pagina, tra i più importanti troviamo: -I link provenienti dagli altri siti (e di conseguenza il PageRank ricevuto) -Gli apprezzamenti positivi delle persone che effettuano le ricerche -Come funziona il PageRank? Quando un utente inserisce una query, i nostri computer cercano delle pagine corrispondenti nell'indice, quindi restituiscono i risultati più pertinenti. La pertinenza viene stabilita tenendo in considerazione oltre 200 fattori, uno dei quali è il PageRank di una pagina specifica, quest’ultimo associa ad ogni pagina web un valore da 0 a 10.  Quando una pagina viene citata da altri siti mediante un link, in pratica è come se ricevesse un voto e di conseguenza aumenta il suo PageRank. Di quanto aumenta? Dipende dal PageRank del sito che inserisce il link e dal numero di link in uscita di quel sito. Le pagine web appena pubblicate hanno un valore pari a 0. Ogni 3 o 4 mesi però, Google aggiorna il valore del PageRank per ogni sito. Il valore può aumentare o diminuire in base ad alcuni criteri. Aumenta se il sito viene citato da alti siti, diminuisce in caso di penalizzazioni. Il segreto dell’algoritmo di Google. L’algoritmo di Google con il tempo è diventato molto più sofisticato e la versione più recente deve valutare molti fattori che prima non esistevano, per esempio: i social networks, lo spam, la duplicazione dei contenuti e la crescita esponenziale dei siti web. Rimane un algoritmo segretissimo: conoscere l’algoritmo di Google significherebbe capire esattamente quanto peso Google attribuisce ad ogni elemento di un sito per determinare la sua classifica all’interno delle ricerche effettuate da parte degli utenti. Esempi di pagine con un buon PageRank Wikipedia ha un PageRank pari a 7 per la versione italiana e pari a 9 per la versione internazionale. Infatti quando cerchiamo qualcosa su Google, quasi sempre troviamo tra i primi risultati una pagina di Wikipedia. Ovviamente il PageRank è fondamentale ma non è tutto. Infatti alcune pagine sono posizionate meglio di altre pur avendo un PageRank più basso. L’obiettivo di Google è migliorare l'esperienza degli utenti identificando i link di tipo spam e altre prassi che influiscono negativamente sui risultati di ricerca. I tipi migliori di link sono quelli basati sulla qualità dei contenuti.  

COME SI INDICIZZA UN SITO…PARTE 2

COME SI INDICIZZA UN SITO…PARTE 2

Quando cerchiamo qualcosa su un motore di ricerca, non cerchiamo effettivamente su internet ma nell’indice del Web del motore di ricerca che stiamo utilizzando.  Questo indice viene creato dopo una scansione di tutte le pagine del Web che avviene mediante programmi software, i cosiddetti spider (detti anche crawler o robot). Uno spider è un tipo di BOT, programma o script che automatizza delle operazioni. Ma come funzionano gli spider? Generalmente, gli spider memorizzano i contenuti dei documenti visitati e li inseriscono in un indice. Sul Web invece, gli spider analizzano i contenuti di una rete (o di un database), partendo da una lista di URL (indirizzo di una risorsa internet) da visitare. Durante l’analisi di un indirizzo, gli spider seguono tutti i link presenti nel documento e li aggiungono alla lista di URL da visitare in seguito. Gli indirizzi di questa lista, chiamata crawl frontier (“frontiera dell'indicizzazione”), vengono visitati ricorsivamente dagli spider, in modo da poter memorizzare eventuali modifiche e aggiornamenti. Gli URL e i collegamenti ipertestuali presenti nelle pagine della crawl frontier vengono a loro volta aggiunti alla lista generale e visitati successivamente. Quindi la struttura dei link del web serve a collegare tutte le pagine esistenti, poiché, attraverso i link, i robot automatici dei motori di ricerca possono raggiungere tutti i miliardi di documenti tra loro interconnessi. In tal modo viene a crearsi una vera e propria ragnatela di pagine internet, da qui la spiegazione del nome spider, ovvero un ragno che si muove in tale ragnatela. Infine è possibile dare agli spider delle indicazioni contenute all’interno del file robots.txt (protocollo di esclusione robot), di solito posto nella root del sito, su come eseguire l’indicizzazione di quest’ultimo, come ad esempio cosa scansionare e cosa no. Lo spider può seguire tali indicazioni o meno, di certo non è obbligato. Esempi di spider: Googlebot, è lo spider di Google, Slurp quello di Yahoo! mentre quello di Microsoft Live Search è Msnbot. Per dare istruzioni robots, cioè istruzioni agli spider dei motori di ricerca su cosa possono e non possono fare, possiamo utilizzare oltre al file robots.txt anche il meta tag robots. Questo, a differenza del file robots.txt che riguarda il sito complessivamente, si riferisce alla singola pagina in cui è presente. Vediamo come si usa praticamente: nell’head della pagina html si inserisce il meta tag il cui codice è: <meta name="robots" content="..."> All’interno dell’attributo content si inserisce l’istruzione per lo spider, i valori che questo attibuto può assumere sono: index - si richiede di indicizzare la pagina (di inserirla cioè nell'archivio del motore di ricerca); noindex - si richiede di non includere la pagina negli archivi del motore di ricerca; follow - si richiede che tutti i link presenti nella pagina vengano seguiti; nofollow - si richiede di non seguire i link che da quella pagina puntano verso altre pagine. Questi valori vengono combinati tra loro. Da questa combinazione ricaviamo quattro alternative: <meta name="robots" content="index, follow"> - lo spider indicizza le pagine e segue tutti i link; <meta name="robots" content="index, nofollow"> -  lo spider indicizza la pagina ma non segue i link; <meta name="robots" content="noindex, follow"> - lo spider non indicizza la pagina, ma segue i link che da quella pagina portano ad altre pagine. <meta name="robots" content="noindex, nofollow"> -  si richiede allo spider di non indicizzare e non seguire i link di quella pagina. Lasciando come name="robots" stiamo dando un'istruzione a tutti gli spider. Se volessimo restringere le istruzioni a singoli spider, dovremmo cambiare il name, ad esempio: <meta name="googlebot" content="index, follow"> In questo caso l'istruzione riguarda esclusivamente lo spider Googlebot.  

GOOGLE CHROME SI TRASFORMA IN STAR WARS…E VOI DA CHE PARTE STATE?

GOOGLE CHROME SI TRASFORMA IN STAR WARS…E VOI DA CHE PARTE STATE?

Il film più atteso dell’anno sta quasi per arrivare e per celebrarlo al meglio, il motore di ricerca più famoso del mondo ha lanciato un sito che vi permetterà di trasformare le vostre app di Google con temi ispirati a Star Wars. Volete iniziare questo viaggio alla ricerca della forza che è in voi? Allacciate le cinture e cliccate su questo sito. Se state utilizzando Chrome come browser vi verrà chiesto di installare un plugin, la procedura sarà breve e subito dopo l’installazione sarete proiettati in questo nuovo mondo stellare. All’apertura del sito sceglierete da che parte stare, dal lato chiaro o lato scuro della forza, ma non preoccupatevi, potrete cambiare il vostro lato quando vorrete e vedere tutte le novità sia da un lato che dall’altro, inoltre l’app vi permetterà di scegliere il vostro avatar o caricarlo e condividerlo sui principali social network. Potrete conoscere in tempo reale, a seconda delle scelte che farete nelle vostre ricerche e di come utilizzate le app ogni giorno, qual’è il lato che prevale di più in quel momento. Questo è solo l’inizio perché cliccando sulle icone delle app, come Chrome o Gmail la vostra grafica cambierà totalmente, tutto sarà alla continua scoperta di continue novità che si aggiungeranno ogni giorno fino alla data di uscita del film (in Italia il 16 Dicembre). Potrete vedere trasformata la vostra posta gmail ogni giorno in modo diverso, con degli sfondi accattivanti, ma non preoccupatevi: la leggibilità sarà mantenuta ed inoltre cliccando sul messaggio vi comparirà uno sfondo bianco, che darà all’utente sempre la stessa leggibilità nella navigazione e anche la barra di caricamento si trasformerà. Tutte le app avranno un restyling provvisorio, alcune volte anche minimo, ma molto d’impatto, da Youtube a Maps, mentre invece in google Chrome ogni volta che aprirete una nuova scheda troverete un’immagine diversa. Ma non voglio rovinarvi le altre sorprese, questa nuova estensione è veramente sorprendente, e poi Google ha promesso che ogni giorno ci delizierà con tante nuove sorprese, dalla possibilità di esplorare l’astronave Millennium Falcon, icona della saga in maniera virtuale, a tanti contenuti speciali. Allora, cosa state aspettando? Partite per questo viaggio stellare…e che la forza sia con voi!

MASDAR CITY: FACCIAMO UN GIRO NELLA “CITTÀ DEL FUTURO”

MASDAR CITY: FACCIAMO UN GIRO NELLA “CITTÀ DEL FUTURO”

A diciassette chilometri a sud-est di Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti si trova Masdar City. Da lontano, sembra un piccolo business park che è stato sradicato da un sobborgo e piantato nel deserto. Entrando in città però, si percepisce subito che Masdar rappresenta il futuro della vita urbana sostenibile. [youtube]https://www.youtube.com/watch?v=Llzq9YMsPP8[/youtube] A pochi metri di distanza, sulla sabbia del deserto la temperatura arriva a 35°C. Qui, per le strade di Masdar, la temperatura è di 20°C. La differenza è per il modo in cui la città è stata costruita: una torre di 45 metri di altezza aspira l'aria dall'alto e spinge l’aria fresca verso le strade. La città è leggermente sollevata dalla terra, gli architetti dicono che raffredda l'aria. Inoltre, gli edifici si trovano vicini tra loro, a differenza degli Emirati Arabi, creando ombreggiate vie pedonali. "Quando si guarda l'intero concetto di Masdar nel 21° secolo, è lo stesso che la Nasa ebbe nel 20° secolo", dice Fred Moavenzadeh, il presidente del Masdar Institute per la Scienza e la Tecnologia (MIST). "Ha la stessa logica, la stessa filosofia. La Nasa ha messo un uomo sulla Luna per mostrare i punti di forza degli Stati Uniti in quel campo della tecnologia. E Masdar è stato sviluppato per dimostrare l'impegno di Abu Dhabi per pulire l'aria". Masdar è gestita da una società controllata dal governo di Abu Dhabi, è energeticamente efficiente e quasi senza auto: il progetto mira a dimostrare che le città possono essere sostenibili, anche in ambienti duri come questi. L'intera comunità è alimentata da un campo di 22 ettari di 87,777 pannelli solari più tutti i pannelli sui tetti degli edifici. Le automobili sono state sostituite da una serie di veicoli elettrici che traghettano i residenti intorno alla città. Il design delle pareti degli edifici ha contribuito a ridurre la domanda di aria condizionata del 55%. Non ci sono interruttori della luce o rubinetti: solo sensori di movimento che hanno tagliato il consumo di elettricità del 51% e l'utilizzo di acqua del 55%.       Progettata dallo studio di architettura inglese Foster & Partners, con il contributo di artisti come Jean Marc Castera, gli edifici da lontano fanno guardare a Masdar come un cubo perfettamente battuto. Resta il fatto che gli studenti dell'università sono i soli residenti quindi Masdar non può essere definita un vero e proprio centro urbano. Ci sono una manciata di bar, un supermercato biologico, una banca e un'agenzia di viaggi. Ma i bar sono morti al di fuori degli orari dei pasti, e gli agenti di viaggio dicono che vendono solo ai docenti. Infatti, la città ha una lunga strada da percorrere prima che raggiunga quello che i suoi fondatori hanno sperato nel 2006. Allora, Masdar fu immaginata dal governo degli Emirati come il più grande insediamento a zero emissioni di carbonio al mondo. Entro il 2015, sarebbero dovuti esserci 50.000 abitanti e 40.000 pendolari. Sarebbero dovuti esserci mulini a vento che producono energia elettrica in loco, e verdure coltivate ai suoi margini. Sarebbero dovuti esserci un focolaio di imprese, con 1.500 nuove imprese verdi e start-up da 10.000 nuovi dipendenti, aggiungendo 2% al PIL di Abu Dhabi. Ma già nel 2010, la data di completamento fu rinviata al 2025. Ad oggi, il progetto non ha end-point programmato. Il progetto nasce nel 2006, quando una lettera arrivò sulla scrivania di Gerard Evenden, senior partner presso la società di Norman Foster. "Abbiamo ricevuto questa lettera di punto in bianco", Evenden ricorda. "Abu Dhabi stava cercando di costruire una città sostenibile, siete interessati a partecipare?" L'offerta era un cambiamento nel modo di pensare da parte del governo arabo. Quell'anno, Sua Altezza lo Sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan - presidente degli Emirati Arabi Uniti e governatore di Abu Dhabi - ha avuto un'idea. Sapeva che la principale fonte di ricchezza di Abu Dhabi, il petrolio, sarebbe poi esaurito. Così ha chiesto ai suoi consiglieri di tracciare un piano a lungo termine che consentisse al Paese di diversificare la sua economia lontano da idrocarburi. La risposta: le energie rinnovabili. L'idea era costruire una città completamente funzionale, che ispirasse una migliore comprensione locale e maggiori investimenti in energia verde e sulla tecnologia, che Masdar potesse agire come un incubatore per una nuova generazione di imprenditori Emirati. A sua volta, questa nuova forza lavoro avrebbe accelerato sia la reincarnazione del Paese da un'economia di olio a uno basato su energie rinnovabili, sia allo stesso tempo aiutato a stimolare una popolazione locale a lungo coccolati da alti stipendi statali e sussidi. Purtroppo dal 2012 ad oggi i lavori di costruzione e implementazione si sono fermati. La città, per il momento, copre quattro chilometri quadrati. Alcuni edifici sono completamente vuoti e nelle strade si incontra il personale della sicurezza e quello delle pulizie, perché i pannelli fotovoltaici e le altre strutture devono essere protette dai danni provocati dalla polvere del deserto. Gli studenti, appena un centinaio, sembrano gli unici abitanti della città. Si dovrà ancora pazientare per vedere un vero sviluppo della zona, ma sarebbe politicamente impensabile abbandonare il progetto. Masdar, tuttavia, rappresenta un modello difficile da riprodurre poiché è troppo isolata e costosa ed è stata pensata principalmente come centro d’affari. Diverso invece il caso di Songdo, città pianificata in Corea del Sud, che è stata costruita per accogliere strutture pubbliche come scuole, centri culturali e campi sportivi. C’è da chiedersi se Masdar City sia destinata a restare un progetto lasciato a metà o possa davvero fare da traino per lo sviluppo tecnologico ed ecologico del territorio.

COME SI INDICIZZA UN SITO – PARTE 1

COME SI INDICIZZA UN SITO – PARTE 1

Nell’era dei vari motori di ricerca ed in particolare di Google, sempre più spesso si sente parlare di indicizzazione e posizionamento di siti web. Ma che cos’è un motore di ricerca e cosa si intende per indicizzazione e posizionamento? Un motore di ricerca è un programma che, su richiesta, analizza un insieme di dati e restituisce un indice dei contenuti disponibili classificandoli in modo automatico. Il più utilizzato sul web è Google, ma in linea di massima tutti i motori di ricerca attualmente esistenti compiono quattro funzioni fondamentali: Scansione del web tramite appositi software detti crawler; Costruzione dell’indice; Calcolo della rilevanza e dell’ordine dei risultati delle ricerche; Presentazione dei risultati delle ricerche. Capito il funzionamento dei motori di ricerca possiamo affrontare il tema sull’ indicizzazione e il posizionamento. Sono i motori di ricerca che indicizzano i siti, questa operazione è semplice e alquanto banale da compiere, infatti, se si utilizza come motore di ricerca Google basta andare sul sito www.google.it/addurl e cliccare su aggiungi url. In altre parole, indicizzare un sito web significa aggiungerlo all’indice di Google, questo “memorizza” le pagine del sito e le rende visibili nelle sue liste di ricerca in base al contenuto presente in esse. A tal proposito è importante sottolineare che i motori di ricerca non possono interpretare testi, vedere immagini o guardare video nella stessa maniera in cui può farlo un essere umano; essi si basano su meta informazioni delle pagine e dei siti per poter ordinare i contenuti secondo una logica pertinente. Da qui, l’importanza dei tag title, e dei meta-tag description, keywords e robots, che sono denominati fattori di successo per l’ottimizzazione dei siti (piuttosto che ranking factors). Come fare praticamente? Il tag title consente al motore di ricerca di capire di cosa “parla” una determinata pagina web, assegnandole appunto un titolo. Il meta-tag description, permette di specificare la descrizione della pagina, ossia un breve riassunto dei contenuti che sono presentati in essa. Il meta-tag keywords, contiene delle parole chiavi mediante le quali si vuole essere ricercati, quindi si tratterà di inserire delle keyword che rimandino ai contenuti della pagina. Il meta-tag robots, fornisce ulteriori informazioni sui contenuti della pagina, più precisamente contiene indicazioni per gli spider. Esempio: <html> <head> <title>Dasir Tech</title> <meta name="description" content="Dasir Tech s.r.l. è una società di informatica, sviluppo web, software e consulenza situata a Casoria in provincia di Napoli. Si occupa principalmente di creazione di software adhoc in ogni linguaggio di programmazione, progettazione e sviluppo di siti web e portali, ricerca e tecnologia."> <meta name="keywords" content=" azienda, informatica, italiana, casoria, napoli, ingegneria, research, ricerca, technology, sviluppo, piattaforme, software, applicativi, gestionali, android, ios, web, agency, factory, siti,"> <meta name="robots" content="index,follow"> </head> <body> Il contenuto della tua pagina web </body> </html> Pertanto, la creazione di contenuti in grado di soddisfare in maniera esaustiva un reale bisogno di ricerca, aumenta notevolmente le possibilità di guadagnare un posizionamento elevato nei risultati. In definitiva possiamo affermare che mentre l’indicizzazione è un processo piuttosto automatico, il posizionamento non è detto che lo sia. Riuscire a posizionare un sito ai “piani alti” di un motore di ricerca è un’impresa piuttosto ardua, ma con qualche direttiva come quelle appena viste si dovrebbe riuscire nell’impresa. Nel prossimo articolo approfondirò il meta-tag  robots e vedremo cosa sono gli spider.

LA GUIDA HI-TECH DI EXPO

LA GUIDA HI-TECH DI EXPO

Expo Milano 2015 è l’Esposizione Universale che l’Italia ospita dal primo maggio al 31 ottobre 2015 ed è il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e nutrizione. Per sei mesi Milano diventa una vetrina mondiale in cui i Paesi mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. Expo Milano 2015 è la piattaforma di un confronto di idee e soluzioni condivise sul tema dell’alimentazione, stimola la creatività dei Paesi e promuove le innovazioni per un futuro sostenibile. Ma non solo. Expo Milano 2015 offre a tutti la possibilità di conoscere e assaggiare i migliori piatti del mondo e scoprire le eccellenze della tradizione agroalimentare e gastronomica di ogni Paese. Non potevamo non iniziare dal Future Food District. Il supermercato del futuro, dove attraversando i diversi ambienti, i visitatori possono esplorare e conoscere una catena alimentare più etica e trasparente, resa possibile dall’uso delle nuove tecnologie. Qui troverete barrette di insetti, imballaggi fatti di scarti alimentari, coltivazioni galleggianti sul mare, il tutto realizzato da Coop insieme a Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Mit di Boston. Settemila metri quadri di puro connubio cibo e tecnologia nel cuore del sito espositivo tra Cardo e Decumano. All’interno di questo parco giochi per i nerd del cibo si vive un’esperienza d’acquisto totalmente nuova grazie alla realtà aumentata, toccare con mano gli alimenti del futuro e, ovviamente, farsi fare la spesa dal nostro amico robot YuMI.   Inoltre è possibile vedere la Vertical Farm di ENEA, un’imponente struttura alta più di 4 metri contenente una serra con un impianto di fertirrigazione automatico, che attraverso un sistema computerizzato distribuisce sostanze nutritive e acqua alle piante. La fattoria verticale è aperta al pubblico che potrà interagire attraverso i propri dispositivi mobili, grazie ai QR Code disposti sulla struttura.   Nel padiglione Italia, si può scoprire come le nostre startup italiane vogliono cambiare il mondo del cibo. Alcune aiutano a produrre micro-alghe, altre a gestire le ordinazioni di cibi e bevande dallo smartphone e altre ancora si utilizzano nell’agricoltura di precisione. Anche il padiglione americano ha un occhio di riguardo per la tecnologia, le startup che ne fanno parte sono state selezionate tramite un contest a cui hanno partecipato 17 progetti tra i quali c’erano: un e-commerce di specialità enogastronomiche, piattaforme di social eating, strumenti intelligenti per la cucina, app che permettono di creare e monitorare un profilo nutrizionale salutare personalizzato, basandosi sull’analisi dei comportamenti dell’utente sfruttando i principi dell’intelligenza artificiale, stampanti 3D e tanto altro. Orientarsi in uno spazio grande come 137 campi da calcio non è facile, dovete rassegnarvi. Anche se visitare tutti i 145 padiglioni di Expo in un solo giorno non è umanamente possibile (potreste addirittura perdervi una volta entrati nel padiglione Italia, che con i suoi 13 mila metri quadrati è il più grande di tutti). Quindi armatevi di pazienza e prendete questa piccola guida come punto di partenza per pianificare i vostri itinerari all’insegna del foodtech. Ah dimenticavo…Buon appetito

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